Edizione | Ed. Edi-Pan 1993 EP 8480 |
ISMN | 979-0-52011-138-6 |
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SEQUENZA per chitarra (sul tema di “VICTIMAE PASCHALI LAUDES)
È stata composta su invito del chitarrista Piero Bonaguri. Il brano doveva essere, nelle intenzioni del committente, una composizione da concerto, certamente, ma anche un brano che potesse essere eseguito e ascoltato come un momento di riflessione e meditazione religiosa.
È così nata l’idea di legare il pezzo ad un identificabile tema della tradizione cristiana, percepibile dall’ascoltatore non ignaro della nostra specifica cultura cattolica, seguendo il solco della nostra ormai secolare tradizione della variazione elaboratrice su “cantus firmus”. La scelta cadde sulla sequenza gregoriana di Pasqua.
Questa prima versione del pezzo (ne esiste una seconda per pianoforte) pone l’accento soprattutto sulla interiorizzazione e meditazione musicale del testo. Le note della sequenza emergono dal tessuto sonoro a volte nella loro originaria struttura modale, a volte vengono invece modificate cromaticamente. La scrittura tende ad una progressiva chiarificazione diatonica, culminante negli accordi finali.
Il pezzo è scritto su due pentagrammi, contrariamente alla tradizione della musica per chitarra, che è sempre su di un solo rigo. La ragione del cambiamento risiede nel bisogno di rendere, anche visivamente, i vari piani sonori sui quali è articolata la composizione, nella quale da un lato deve essere sempre bene in evidenza il “cantus firmus” o alcuni suoi frammenti, che compaiono come echi del tema stesso. Essi sono evidenziati in partitura da più o meno lunghe parentesi quadre orizzontali che li delimitano sopra o sotto il rigo.
il C.F. appare a volte frammentato e ripetuto in brevi incisi e non viene esposto nell’originaria gamma di Re, ma la cambia continuamente, spostandone ogni volta il punto d’intonazione e introducendo in tal modo una continua tensione melodica verso nuovi centri di gravitazione. Le frequenti modificazioni cromatiche degli intervalli del tema creano inoltre un diverso tipo di tensione, data dalle armonie dissonanti che ne derivano. Le frasi finali, corrispondenti alle parole “TU NOBIS VICTOR REX, MISERERE. AMEN. ALLELUIA” ricuperano invece la definitiva chiarezza tonale, con l’uso di sereni accordi costruiti su una gamma totalmente diatonica e concludono su una luminosa triade maggiore.
Si raccomanda un’estrema levità e purezza di suono nei disegni ribattuti e, in generale, in tutti i ricami di semicrome che ornano il “Canto Fermo”.